Mi è difficile descrivermi. Chi mi conosce direbbe che sono un amante della poesia, un fedele della scrittura, un ammiratore della negritudine, un figliolo di Senghor e di Aimé Césaire, un adoratore di Amadou Hampâté Bâ e un fedelissimo della cultura dell’universalità. Nonostante il legame alla mia cultura, adoro molto Dante, Leopardi, Ungaretti. Amo l’arte in tutte le sue forme, la scrittura diventa il mio mondo e scelgo la poesia come via preferenziale per immortalare le mie emozioni.
Ho scelto l’italiano come lingua di comunicazione, una lingua che ritengo universale, musicale, bella e piena di sensazioni. Appartengo, quindi, alla produzione letteraria italiana e mi rifiuto di essere catalogato “scrittore migrante”.
Se rivendicassi oggi la mia “italianità”, potrei essere giudicato da presuntuoso nonché da un apolide. Non esagero utilizzando il termine apolide. Non ho nulla che possa definirmi italiano. Provengo dal sud del Sahara, e come civiltà, appartengo alla cultura animistica e anche musulmana, per conversione dei miei bisnonni, in tempi remoti.
Tanti dei miei connazionali senegalesi provengono da matrimoni misti: tra wolof e serere, peul e wolof, mandingo e diola ecc … Parlano tutti due lingue, il francese è d’obbligo per la nostra storia coloniale. Per chi è residente qui, la lingua italiana è una condizione sin qua non. Mi viene naturale parlare l’italiano spesso chiacchierando con gli amici senegalesi e africani francofoni in generale. Non mi passa nemmeno per la testa di parlare francese o usare il wolof. Quando partorisco i miei versi, le parole mi vengono in italiano. Mia madre vive in Senegal e spesso mi fa notare che non parlo più bene il wolof, c’è una mescolanza notevole di parole wolof e italiano. Cosa possiamo analizzare partendo da questa costatazione? Mi domando veramente chi sono, chi siamo? Ci stiamo “colonizzando” spontaneamente e/o linguisticamente? Per nulla, credo. A mio parere sono gli effetti dell’interculturalità e della multiculturalità. Ecco la bellezza dell’intercultura, l’unico strumento idoneo per “universalizzare” l’umanità e che permette di poterci arricchire l’un l’altro.
“LA LINGUA ITALIANA, PONTE DELLE CULTURE”
La lingua italiana diventa non più un mezzo di comunicazione, ma l’ago per unire i popoli che vivono e convivono in terra italiana.
Gli scrittori che fanno uso della lingua italiana, non solo, la valorizzano, ma la portano oltre il Mediterraneo. Osiamo quindi, parlare di italiafonia, evidentemente, considerando la notevole presenza di scrittori e poeti non italiani, che si esprimono per via della bellissima e musicale lingua italiana. Diventa così il mezzo appropriato di comunicazione interculturale quindi, costruisce un campo interattivo, che permette ad ogni popolo di effettuare degli scambi culturali. Se l’uso della lingua italiana arricchisce e continua ad abbellire i nostri testi, gli esperti italianistici dovrebbero, a mio parere, avvicinarsi più costantemente alla nuova scrittura – ormai inserita nella storia della letteratura italiana- per trarne vantaggi e illuminare i suoi attori.
Partorendo i miei versi in lingua italiana, con canoni spesso attinti nella mia storia espressiva culturale, non faccio che portare qualcosa di nuovo per rendere più ricca una letteratura che, nella storia, ha marcato l’umanità. Il nostro contributo non infrange e non deve nascere per circuire la storia letteraria del nostro paese d’adozione, ma le nostre opere ideano un carrefour multiculturale, generatore di un’estetica universale per incontrare l’Altro e figliare l’Amore, la Pace, la Libertà e la vera convivenza. Segnaliamo che l’uso della lingua italiana non ci spinge all’abbandono delle nostre realtà culturali anzi, le consolida e ci incrementa. Sembra un paradosso, ma la nascita della cultura dell’universalità si scrive in questa scia: la valorizzazione dell’intercultura per un mondo di sana convivenza.
Da poeta che sono, nero e africano, rivendico la mia Negritudine che non mi chiude nella mia cultura ma mi apre verso altri orizzonti culturali; e nello stesso tempo la mia italianità, ovvero i valori della terra che mi ospita e mi accoglie, una terra in cui scopro ogni giorno i sapori, gli odori e anche la complessità. Amo vivere tra le culture.
La mia idea è di rendere questo sito vostro, spero che lo possiate custodire e sfogliare come un libro.
Vi auguro una bella lettura.
Cheikh Tidiane Gaye
MI e’piaciuta moltoquesta presentazione, trovo normalissimo che quando si vive in un paese all’inizio straniero, da molti anni, poi venga spontaneo parlare lalingua di questo paese.Son qui in Spagna da 5 anni e, spesso, anche con amici italiani, facciamo prima ad usare la parola in spagnolo perche’ spesso piu’ breve e comoda in quel momento . Alla fine, sto parlando una specie di orribile itagnolo , pazienza.
Vorrei ricordare qui una GRANDISSIMIA SCRITTRICE , ahimePOCO CONOSCIUTA ,anch se davvero GENIALE : AGOTA KRISTOF , autrice della Trilogia o, in francese :Le grand Cahier e, ultimamente del libricino “LA ANALFABETA” , un’ intellettuale ungherese emigrata in Svizzera, non sapendo unaparola di francese,lavora in fabbrica di orologi per anni, poi,piano piano, acquisisce parola per parola ,l’uso della lingua francese e crea uno stile secco ed esenziale davvero UNICO , un capolavoro, che non capisco come mai non abbia ricevuto ilPremio Nobel alla letteratura. Cito solo passaggio finaledella suabrevissimaauto-biografia (traducodallospagnolo) : ” SO CHE NON SCRIVERO’ MAI IL FRANCESE COSI BENE COME GLI SCRITTORI FRANCESI PER NASCITA, MA LO SCRIVERO’COME POTRO’, IL MEGLIO CHE POTRO’.NON HO SCELTO QUESTA LINGUA, MI E’ STATA IMPOSTA DAL DESTINO, DALLA SORTE, DALLE CIRCOSTANZE . SONO OBBLIGATA A SCRIVERE IN FRANCESE.E’ UNA SFIDA. LA SFIDA DI UNA ANALFABETA”
Invito tutti a leggere,se gia non l’hanno fatto, LA TRILOGIA di Agota Kristof e giudicare se vi sembra l’opera o lo stile di un’analfabeta come ironicamente si auto-definisce.
Il futuro e’ un incrocio di culture, un ‘osmosi, uno scambio, anche nella letteratura.
In bocca al lupo, CHeikh .
maria
Grazie infinite Cheikh le tue parole sono bellissime ed esprimono un ideale ed una sensibilita’ umana e culturale che andrebbe assolutamente condivisa nei cuori di tutti i popoli …sicuramente le tue parole ed il tuo contributo lascieranno una traccia indelebile,grazie ancora Giovanna
Complimenti! sono studentessa in secondo anno di magistrale all’università di bologna, faccio comuinicazioni pubbliche e sociali e vivo in Italia solo da due anni. sono molta emozionata leggendo questa presentazione. é ovvio che essendo senegalese come lei, fa piacere.
le auguro il migliore e in bocca al lupo Prof.
Amico Cheikh Tidiane Gaye, gia’ sai come la penso, per me non esistono differenze etniche, trovo giustissimo che chi nasce in Italia abbia la cittainanza italiana; chi vive e lavora in Italia è un italiano a tutti gli effetti. Bellissima la tua presentazione. E’ un onore avere in Italia un poeta-scrittore come te; sai quanto apprezzo le tue poesie. Mariangela
complimenti, amico Cheikh Tidiane Gaye, per l’alta testimonianza culturale che hai dato. La lingua, si sa, è il veicolo per eccellenza delle nostre emozioni, dei nostri pensieri, e imprescindibile mezzo di relazione con chi ci circonda. E apprenderla per agevolare i rapporti con la terra di accoglienza è segno di apertura mentale e disponibilità all’incontro con l’altro, nonchè filosoficamente dimostra il possesso di un sentimento di universalità. Ma ciò che affascina è l’amore per questa lingua che già Dante annotò come dolce. E difenderla, come hai fatto, è un atto di generosità che raramente troviamo tra gli stessi italiani di nascita. Dunque a te il merito di esaltarla e nello stesso tempo di sceglierla come veicolo della tua poesia. Hai detto benissimo. La lingua è un qualcosa di dinamico, ragion per cui è sottoposta ai cambiamenti dei tempi, tralasciando ciò che ormai è obsoleto e accogliendo nuovi contributi che vanno ad arricchire un modus loquendi che deve essere espressivo della nuova storia e della nuova geografia. Sperima che se ne accorgano gli Accademici, perchè dopo la koinè diàlectos che si espanse per tutto il mediterraneo, e dopo il latino, l’italiano possa essere anello di congiunzione di tanti popoli che nel mediterraneo ebbero i comuni antichi abitatori. Grazie ancora. Un caro saluto Adriana Pedicini
Un modo per dire che l’unica razza è quella umana che porta in sé tutte quelle diversità che se condivise e accettate sono un patrimonio di ricchezza per tutti.
Saperi, lingue, culture mescolate ognuna con la propria identità è semplicemente meraviglioso.
Un incontro senza barriere e senza pregiudizi diventa finalmente un percorso di vita straordinario.
Il mio pensiero non comprende la conoscenza profonda dell’estendersi delle varie lingue nel mondo e per questo il mio commento non può essere da esperto. Comunque ci tengo a mostrare l’apprezzamento a questo articolo che dimostra la profonda attenzione verso “la comunicazione” nel mondo. Non posso non ricordare, che per il solo muovermi dalla mia terra che è la Sardegna, verso alcune altre regioni d’Italia, ho incontrato il problema dell’espressione e quindi della comunicazione chiara. Ogni persona si porta dietro il bagaglio culturale acquisito, laddove ha avuto l’opportunità di venire al mondo. Persino l’ironia risulta avere diverse sfumature, tanto da non essere totalmente compresa e naturalmente questo comporta che se non si vuole sentire estranei nel contesto in cui si vive, serve cogliere il linguaggio locale. Però, devo puntualizzare che, più vado avanti nell’introdurmi in un ambiente diverso, più mi sento trainata indietro alla mia origine, facendo si che le informazioni ballino dentro di me alternandosi e come conseguenza, il mio attaccarmi sempre più a ciò che mi è stato insegnato nell’infanzia. Ritengo quindi che la nostra origine non verrà mai rinnegata ed è arricchente che la si possa esprimere a portare a conoscenza senza inquinarla troppo con le nuove tendenze o linguaggi. Avere chiare le nostre radici ci permette di poter apprezzare anche quelle altrui. Bravo Cheikh, bellissimi pensieri. Mirella
Siamo tutti figli di uno stesso seme. Amo sentirmi parte di una cultura universale, di un sentire globale per l0uomo e a favore della vita. Incantata da questa sua pagina, lla ringrazio. Auguri e buon lavoro per un futuro di unione spirituale.
Sarò felice di leggerLa…e assaporare tutti quei pensieri che si mescolano a quelle magiche diversità delle nostre culture…grazie e complimenti!!
Sono lieta di conoscere un’anima così ricca di universalità. Amo anch’io la poesia, la musica, tutti i linguaggi artistici e penso che l’evoluzione umana debba passare necessariamente attraverso l’Arte e la multiculturalità.
Mi sono commossa leggendo le tue parole. Grazie
Ho letto qui, parole interessanti, un pensiero che condivido appieno. Spero di avere a suo tempo comunicazione dell’iniziativa, anch’io scrivo poesia, dipingo e collaboro con qualche blog culturale. Affronto spesso le tematiche che assillano questo mondo isterico e l’arte, poetica e tutta l’arte stessa, dovrebbe essere un mezzo utile per creare ponti e non muri. Un impegno doveroso da parte di chi ha sensibilità spiccata che attraverso la parola e l’intelletto, può dare il suo contributo affinché poter apportare un po’ di dialogo fra le persone che vivono in questo piccolo, piccolo, pianeta. Roberto Rossi.
Ciao Cheikh…e do al “ciao”, pur conoscendoti da poco, un’accezione di faterna e cerebrale amicizia…a “Cheickh”, la sua accezione linguistica.
Sono una donna del Sud Italia che, da 40 anni, vive al Nord…donna, del sud, e rimasta troppo presto sola, con due figli. Ma, proprio il mio orgoglio e la mia dignità di donna del sud…le mie radici latine, e prima ancora greche…il sangue turco e spagnolo che scorre nelle mie vene…e la mia insaziabile curiosità…e, la voglia di esprimere la mia anima e farne dono a chi ne fosse interessato, spogliata da ogni pudore, attraverso la narrativa e la pittura, solo da poco accompagnata spesso alla poesia mi hanno permesso di muovermi in questo mondo, non semnpre ameno, amandolo con comprensione, quando non con complicità.
Una semplice domanda di chiarimento, da me spedita alla vostra email per poter partecipare al “Premio internazionale di poesia”, è bastata perchè tu decidessi di dedicarmi del tempo…e sto entrando, in punta di piedi e con emozione, nel tuo mondo poetico e in quello di L. S. Senghor. E so che vorrò leggere ache il tuo libro. “…lasciami la mia pelle” è la richiesta che ogni essere umano dovrebbe fare, perchè ognuno di noi è unico.
Per tutto questo…grazie, Cheikh!
mariateresa
la mia casa è il mondo intero, la mia patria la libertà…. versi di una vecchia canzone ritrovati nel tuo profilo di uomo libero
spero di leggere qualcosa di tuo
paolina
Merci Cheick pour cette belle leçon d’universalité. Quelle richesse que celle issue de la diversité des cultures dans lesquelles nous avons été émergés… et auxquelles nous contribuons nous aussi.
Complimenti per le tue parole, magari potremo conoscein un prossimo evento letterario, con vero piacere.
Complimenti,. testo responsabile e serio!